Lascia la strada, segui la traccia

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Le Porte di Pietra “Lascia la Strada, Segui la Traccia” – 2015

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Un pó di storia del Trail-Running italiano: Le Porte di Pietra

Nel lontano 2015 ero ancor abbastanza un novellino nel mondo del trail italiano. Qualcosa avevo giá fatto e qualche nome del mondo-trail mi era giá familiare; ma ero ancora decisamente lontano da una piena conoscenza del panorama trail italiano.

Cosí, in quella “pazza e bellissima” primavera del 2015, decido di fare un viaggio verso le origini del trail italiano (quantomeno del nord-ovest italiano) ed, in un weekend di metá Maggio, mi ritrovo ad un paio d’ore da Torino nell’ignoto (per me) paesino di Cantalupo Ligure, al confine tra Piemonte e Ligura.

Insomma, tra entusiasmo e una sorta di riverenza, stavo iniziando ad assaporare l’atmosfera della decima edizione di fila della storica gara de Le Porte di Pietra (Porte Di Pietra | Trail Running su lunghe distanze).

Intendiamoci. Poiché ero ancora un pivello, il pettorale non era per la 71 km ma era “solo” per le Finestre di Pietra (37 km con 2000m D+) ovvero per la gara dei “bimbi”, come classificavamo le gare tra noi amici a Torino e come mi ripeteva in quei giorni il buon Michele (Michele Evangelisti –), nel suo accento toscano, prendendomi in giro e provando a convincermi a passare sulla 100 km, visto che lui ed altri erano su quella, ovvero quella per “omini e fimine cazzuti“. Ma io riuscii a resistere alle goliardiche provocazioni e confermai di voler correre su Le Finestre di Pietra: “Raga, finiró molto prima di voi e vi aspetto per una birra. E vedete di non fare notte!

Pre-gara a Cantalupo Ligure

Arrivo di buon mattino ancora mezzo addormentato. Il venerdí sera “da leoni” (per non dire altro) trascorso in centro a Torino e le ore piccole (chiuso occhio alle due del mattino) si fanno sentire tutti. Ma l’aria é bella fresca a causa della pioggia della notte ed un paio di caffé mi aiutano a capire “chi sono, dove sono e cosa sto per fare” (la solita cazzata da qualche weekend di fila a questa parte).

Faccio qualche centinaio di metri intorno alla palestra, due foto al gonfiabile dell’arrivo, inizio a vedere volti da trail (Simona, Fulvio, e un pó di Orsi) e poi incontro Andrea (Vipiana), compagno di squadra TTA-Trail Team Andrate, con cui ci siamo allenati un pó di volte assieme in collina torinese. Lui é uno di quelli forti e simpatici. E nel 2016 condivideremo assieme anche quasi tutte e sei ore dello Sbarua Trail.

Recupero il pettorale (N° 1126), il pacco gara con lo zainetto griffato Salomon (tra l’altro ancora qui con me in Germania) e torno alla macchina. Ho di nuovo sonno e mi sdraio qualche minuto cercando sul “live” informazioni dei compagni di squadra e di amici sulle gare piú lunghe iniziate la sera/notte del venerdí. Michele, Martina, Marco, Veronica e Simone su “La 100 Porte” (102 km, 5500 D+). Giuliano e Lollo su Le “Porte di Pietra” (71 km, 4000 D+). Ci sono molti ritiri viste le avverse condizioni della notte, ma i ragazzi sono ancora tutti in gara.

La mia gara nel 2015: Le Finestre di Pietra

Svogliatamente mi preparo. Non ho particolari ambizioni, anche se la condizione é decente visto il secondo posto in coppia con la socia Nadia all’Erbaluce Night Trail del sabato scorso. Ma, le energie sono quelle che sono, non conosco il percorso, ci saranno molti pezzi infangati, e mi dico di finirla quantomeno senza nessun infortunio.

Quindi “Andrea, prenditela con calma ed evita le partenze ad cazzum”.

Ecco, come non detto. Partenza non tranquilla (per i miei livelli), primo strappo decisamente allegro, salita alla Croce degli Alpini insieme a Katarzyna (fortissima atleta in salita), poi alcuni pezzi in piano e falsopiano con Virginia Olivieri, che finirá tra i top 10 e prima donna e che non vedró piú appena arrivano le discese, e poi con Michal Lazzaro Rafinski, con cui passerá qualche annetto prima di conoscerci e ritrovarci a dividere una birra prima alle Canarie nel 2018 e poi a Madeira nel 2019.

E cosí dopo un paio di ore mi ritrovo praticamente nei primi venti assoluti (il livello dei partenti non era male), senza neanche essermene reso conto. Insomma, non proprio la partenza tranquilla che avrei dovuto fare.

Ma i nodi vengono al pettine. Ed infatti arrivo all’intermedio di Costa Salata (21,2 km) con le energie giá belle che andate. E mi dico: “Che pivello che sei, Andrea!

Ne approfitto per fare una breve pausa quando incontro la faccia simpatica di Pablo (Barnes). “E tu che ci fai qua?” gli chiedo. Mi dice che non é giornata e che a breve si ferma. Pablo l’avevo incrociato al Mondiale di 24 ore del Ruffini a Torino, piú o meno un mese prima. È un atleta di grande livello e mi spiace che non possa dire la sua oggi. Ma é il bello dello sport: a tutti puó capitare una giornata storta. Comunque, per la famiglia, ci penserá poi Virginia a portare un eccellente risultato a casa.

M.te Bossola e arrivo finale

Riparto ancora con svogliatezza sulle prime rampe del Monte Bossola. Non é nulla di complicato ed in altre circostanze quei 350 metri di dislivello li avrei fatti ad altra velocitá. Ma le energie sono poche (figo fare le ore piccole…). Quindi, marce basse, passo dopo passo, cercando di darmi obiettivi a decine di metri. Con questa strategia, in qualche modo, arrivo al km 27, dove termina la salita. Da qui mancano 10 km, praticamente tutti da correre in discesa.

Le energie sono sempre al lumicino, ma prevale la voglia di arrivare al traguardo, togliersi un pó di fango, buttarsi su una panca a dormire e aspettare che arrivino gli amici sulle gare lunghe per poi passare qualche momento assieme a scambiarci le “emozioni”. Ma, a diral tutta, é soprattutto l’idea di buttarsi su una panca a dormire che mi motiva a spingere un pó di piú negli ultimi 4-5 km, recuperando qualche posizione persa in salita e, soprattutto, zampettando quasi allegramente sulle pietre del Torrente Borbera.

Detto, fatto. E finalmente, dopo 4 ore e 34 minuti, mi ritrovo a passare sotto quel gonfiabile che avevo fotografato qualche ora prima.

Le ore successive le passo in attesa del gruppone di amici della lunga, spostandomi tra panca e sedie, tra una birra e una chiacchiera, tra tentativi falliti di micro-sonni e un pó di foto ai vari premiati, con un signor podio (Ornati, Trisconi, Borgialli) per le Finestre di Pietra.

Alla fine, ho tutt’oggi un bellissimo ricordo di quella giornata cosí intensa.

E dopo 6 anni, con un pó piú di esperienze (nazionali e internazionali), con qualche infortunio in piú, con decisamente meno energie per fare notti brave pre-gara, con qualche capello ancora piú bianco (peró ci sono ancora i capelli!), con la novitá del Covid-19, conto di ritornare in quel paese (Cantalupo Ligure), oramai non piú sconosciuto.

E ovviamente torno non per ripetere la gara per “bimbi”, ma per fare quella da “adulti” (Le Porte di Pietra).

Poi per quella da “omini e fimine cazzuti” (I Villaggi di Pietra) c’ho tempo fino al 2022!

Ci vediamo sui sentieri delle Porte di Pietra.

Andrea De Filippo

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