COVID-19: L’Italia, la seconda ondata, lo stato di emergenza e la mascherina

COVID-19: L’Italia, la seconda ondata, lo stato di emergenza e la mascherina

L’ultimo weekend, oltre a ritrovare facce amiche e sentieri noti, mi ha riavvicinato anche al tema Covid-19 in Italia. Qualche settimana fa mi ero ripromesso di non toccare piú l’argomento legato all’Italia, in quanto particolarmente stanco della continua politicizzazione delle notizie collegate a questo argomento. Adesso, mentre scrivo, mi trovo a rinnegare questa promessa e chiedo scusa prima di tutto a me stesso.

Nelle poche ore italiane, tra radio e chiacchiere con amici, sono emersi tre argomenti principali: la seconda ondata (e le svariate opinioni degli ormai famosi-e mediatici-virologi italiani), lo stato di emergenza (e le varie interpretazioni politiche) e la mascherina (la metto o non la metto?). Se leggo o sento politici e media italiani sembra che una gran parte di loro si “diverta” a creare confusione e generare caos. Ci sono dei numeri ufficiali: guardiamo quelli e ragioniamo su quelli. Punto.

Seconda ondata

Ci sará una seconda ondata? Nessuno puó dirlo e sicuramente non lo si puó dire in base a quello che succede da un giorno all’altro. Bisogna sempre guardare ad una finestra temporale piú ampia (giorni o settimane). Peró una cosa la si puó fare. Smettere di ragionare limitatamente all’Italia e guardare anche fuori dai propri confini. Magari si apprende qualcosa.

Nello specifico, riporto l’ andamento dei casi in Australia, Giappone, Algeria e Austria (Figura 1). Sono 4 nazioni in 4 diversi continenti. L’unico continente assente é quello americano. Cosa hanno in comune queste quattro nazioni? Si vede abbastanza chiaramente dal grafico che queste quattro nazioni hanno vissuto tre fasi (ovviamente data di inizio e fine delle fasi sono diverse tra le varie nazioni): una prima ondata di casi tra Febbraio ed Aprile 2020; una seconda fase tra Maggio e Giugno 2020 di relativa tranquillitá; ed una terza fase (ancora in atto) in cui sono tornati ad aumentare notevolmente i casi positivi giornalieri.

Figure 1 – Evolution of cases in four different nations, one per continent, where a “second wave” started few weeks ago.

Per essere piú precisi, prendendo il Giappone come riferimento ed esempio: fase 1 (dal 1 Aprile al 7 Maggio) con una media giornaliera di 365 casi positivi; fase 2 (dal 8 Maggio al 30 Giugno) con una media giornaliera di 57 casi positivi; fase 3 (dal 1 Luglio ad oggi) con una media giornaliera di 357 casi positivi. Quindi, insomma, il Giappone vive in questi giorni sicuramente una sorta di seconda ondata. Idem per le altre nazioni citate (e altre che qui non riporto). Ho escluso le nazioni del continente americano che sono ancora principalmente nella fase 1.

Personalmente, guardando questi dati dal mondo, non mi sorprenderebbe una seconda ondata anche in Italia. Prima peró che questa osservazione venga utilizzata pro o contro a seconda dell’orientamento politico, faccio notare che:

  1. Le nazioni prese ad esempio in Figura 1 hanno numeri assoluti totalmente diversi e inferiori da quelli italiani. Quindi, gli incrementi sono naturalmente piú visibili;
  2. Il numero reale dei casi positivi é un fattore estremamente variabile e incontrollabile, come giá ripetuto in post passati;
  3. Quello che rende critica una situazione NON é il numero dei casi positivi, ma é il numero dei casi gravi, gli eventuali decessi, e la capacitá ospedaliera a gestire in parallelo casi critici;

Quindi, c’é da preoccuparsi ? Non piú di quanto dovremmo aver imparato in questi mesi del 2020. Infatti, riprendendo sempre il Giappone come esempio, all’ andamento del numero dei casi positivi non corrisponde lo stesso andamento dei decessi. Nella fattispecie: in fase 1 c’e´stata una media giornaliera di 13 decessi; in fase 2 (quella relativamente tranquilla) una media di 8 decessi giornalieri; in fase 3 (la “seconda ondata”) la media é inferiore a 1 decesso giornaliero. In altre parole, é tuttora una situazione sotto controllo, in cui non c’é assolutamente necessitá di creare panico o confusione.

La stessa cosa dovrebbe accadere in Italia. Ma forse é una vana speranza, in quanto una delle lezioni di questo 2020 (se ce ne fosse stato davvero bisogno) é stata che “generare paura” porta consensi (se la maggior parte del popolo non si informa da giornali e media non politicizzati).

Stato di emergenza

Ho ascoltato (preferisco non leggere le trascrizioni dei media) di possibili proroghe dello stato di emergenza:

  • Conte, 11.07.2020: “ci avviamo verso la proroga dello stato di emergenza”: https://youtu.be/lg0_oQYK5WY;
  • Speranza, 23.07.2020: “Il Governo assumerà la decisione di prorogare lo stato di emergenza fino al 31 ottobre soltanto dopo un ulteriore passaggio in Parlamento per un confronto

Non voglio entrare nel merito delle decisioni politiche italiane, peró mentre ho ritenuto appropriata la dichiarazione di stato di emergenza a fine Gennaio in un momento in cui il virus iniziava a diffondersi e non si conoscevano i suoi effetti, e ho altresí ritenuto appropriato l’ applicazione del lockdown nel periodo di “reale” emergenza (principalmente tra inizio Marzo e inizio Aprile) e le relative misure restrittive, faccio fatica a comprendere l’esigenza di prorogare uno stato di emergenza che, dati alla mano, non sembra esserci.

Figure 2 – Weekly evolution of COVID-19 cases in Italy between Mid-February and Mid-July 2020

Infatti, guardando l’andamento dei dati settimanali sul territorio italiano (Figura 2), non puó non essere rilevata una certa stabilitá nelle ultime settimane. Inoltre sono trascorsi circa 6 mesi in cui qualcosina avremmo dovuto imparare e soprattutto qualche azione preventiva (e correttiva di mancanze precedenti) dovrebbe essere stato giá intrapresa. Poi, legandomi al primo discorso (seconda ondata) non é sicuramente solo il numero dei casi positivi a creare lo stato di emergenza. Ma bisogna principalmente guardare la capacitá di ricezione e gestione ospedaliera dei casi critici. Mi pare che non ci sia adesso questa criticitá (ho sentito infermieri, medici, e operatori sanitari in diverse parti d’Italia). O sbaglio?

Certo si potrebbe obiettare dicendo che la proproga di “stato di emergenza” é solo per essere preparati alla seconda ondata (Conte, 11.07.2020: “cosí siamo nella condizione di continuare ad adottare le misure necessarie”), ma faccio due riflessioni:

  1. Le misure necessarie le devi adottare se non si é stati in grado di intervenire in questi mesi a correggere mancanze precedenti. In altri paesi, si é fatto molto in questi mesi per essere pronti alla seconda ondata, e non si é fermato un intero paese per “paura” e “terrore”;
  2. Le misure necessarie le devi adottare se non si é stati in grado di veicolare il giusto messaggio alla popolazione (in altre parole, se si é fatto solo terrorismo psicologico, invece di educazione corretta alle misure di prevenzione). In altri paesi, le misure di distanziamento sociale sono piú che sufficienti a convivere con questo virus. E non c’é bisogno di dichiarare lo stato di emergenza per fare questo;

Mi sono poi chiesto se, guardando agli altri paesi europei, il periodo attuale (ultimo mese) giustificherebbe una tale richiesta di proroga. Insomma, mi sono chiesto se l’Italia fosse la nazione “messa peggio”.

Figure 3 – Summary table with COVID-19 average weekly cases & deaths in the last month (between 19 June & 19 July) for the EU-27 Nations

I dati che riporto in tabella mostrano che non é sicuramente la condizione attuale per l’Italia, che ha meno di un terzo dei casi settimanali registrati in Svezia e meno della metá dei casi settimanali registrati in Spagna, Germania, e Romania. Inoltre, anche il numero attuale dei decessi (70 settimanali) non é assolutamente comparabile ai 3150 decessi registrati settimanalmente tra metá Marzo e metá Maggio 2020.  Quindi, da profano, mi chiedo davvero sulla base di quale dati, l’eventuale comitato scientifico possa suggerire o indicare al governo la proroga dello stato di emergenza.

Semmai la situazione dovesse realmente tornare ai livelli di Marzo e Aprile, credo che si possa comunque, in quel momento, andare in Parlamento e chiedere l’attuazione di un nuovo stato di emergenza.

Semmai la situazione dovesse realmente tornare ai livelli di Marzo e Aprile, credo che si possa comunque attuare un lockdown localizzato, per circoscrivere i focolai, e non ripetere gli “errori” fatti ad un inizio pandemia.

Sto sbagliando?

La mascherina

Ma, al di lá di queste ipotesi, le (mie) certezze sono che la vera e propria prevenzione nasca dal rispetto delle semplici misure di sicurezza e distanziamento sociale. E dall’ utilizzo di un oggetto di cui tutti siamo dotati: il cervello!

Se sei una persona intelligente, se hai sintomi da COVID-19, non vai a buttarti in mezzo alla folla, che sia di un supermercato, di una gara podistica, di un cinema o di una  discoteca. Quindi la mascherina, sí oppure no, non sussiste proprio. Perché non dovresti neanche essere lí.

Se sei una persona intelligente, pur non avendo sintomi, se vai in un luogo affollato (e principalmente al chiuso), quantomeno ti metti la mascherina, che te lo dica una legge oppure no, al di lá di una proproga dell’obbligatorietá o meno, al di lá di vari stregoni o scienziati, al di lá di vari presidenti populisti e ignoranti (vedi un paio di paesi dall’altra parte dell’oceano), al di lá di vari politici populisti e ignoranti (vedi quello italiano che vive di selfie, divise che non merita di indossare, e dichiarazioni che si contraddicono un giorno sí e pure l’altro). E in questi casi, ti metti la mascherina perché non costa davvero nulla per un arco temporale che sicuramente é limitato a minuti o al massimo qualche ora.

In questi casi, e in tutti gli altri casi, basta usare il cervello. E avere con se, per ogni evenienza, un buff oppure una mascherina.

In conclusione, niente panico e usate il cervello!

Andrea

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Altre analisi su COVID-19 al link: https://www.emigrantrailer.com/category/covid-19/

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ANDREA DE FILIPPO

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